Danilo Fanfano, campione di kickboxing: “C’è sempre una via d’uscita vincente”

di Bollicine Vip

Pubblicato il 2022-03-28

Danilo Fanfano, la storia sorprendente di un campione sia sul ring che nella vita. Oggi lo sportivo è anche un imprenditore di successo. Campione pluripremiato di kickboxing, ora imprenditore di successo. Danilo Fanfano ha fatto dello sport più di una disciplina agonistica, l’ha trasformato in una vera e propria filosofia di vita. Dopo una carriera …

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Danilo Fanfano, la storia sorprendente di un campione sia sul ring che nella vita. Oggi lo sportivo è anche un imprenditore di successo.

Campione pluripremiato di kickboxing, ora imprenditore di successo. Danilo Fanfano ha fatto dello sport più di una disciplina agonistica, l’ha trasformato in una vera e propria filosofia di vita. Dopo una carriera eccellente come agonista, ora continua ad allenare e a trasmettere il suo messaggio ai giovani.

Danilo Fanfano, di origini torinesi, lo abbiamo incontrato per saperne di più sulla sua sorprendente storia personale e su come il suo vissuto l’abbia portato ad essere ciò che è attualmente. 

Ciao Danilo Fanfano, com’è nata la tua passione per le arti marziali e da combattimento?

“Mi sono avvicinato alle arti marziali all’età di 5 anni per una passione endogena, una spinta che mi ha portato ad innamorarmi di questo sport. Dalle arti marziali mi sono poi spostato agli sport da combattimento sul ring e ho svolto per diversi anni la pratica a livello agonistico.

Ho girato molto in tutto il mondo da professionista, da Hollywood al Sud Africa, sino in Spagna e in Germania, facendo conoscere la mia arte.”

Che collegamento c’è tra le arti marziali e la vita?

“Ho sempre visto le arti marziali e il combattimento come una trasposizione di quello che ci accade durante la nostra vita. Quando vuoi raggiungere un obiettivo, lavori sodo e ti impegni per ottenerlo, così come nell’allenamento. Negli sport da combattimento, vengono prese costantemente delle scelte che influenzano inevitabilmente quello che andrà ad accadere. Così come nella vita.

Altro parallelismo che trovo è il rispetto nei confronti del dolore. Il provarlo ti insegna cosa significa provocarlo e questo è un aspetto che ti permette di avere una forte coscienza nei confronti dell’altro. Questo sport mi ha insegnato a muovermi in punta di piedi con estrema umiltà nelle situazioni e ad avere un enorme rispetto ed immedesimazione nei confronti dell’altro.”

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Come mai secondo te alcuni combattenti arrivano ad atti di violenza, come nel recente caso di Connor Mc Gregor?

“Credo che Connor Mc Gregor sia diventato in qualche modo vittima del suo stesso personaggio. La disciplina che pratica si chiama MMA, uno sport che negli ultimi anni ha spopolato per il suo baccano mediatico, ma anche per la spettacolarizzazione che ne viene fatta.

Gli atleti di questa disciplina vengono letteralmente buttati sul ring ed è un susseguirsi di KO continui, dove ad avere la meglio è chi si mette in mostra di più.”

Com’è stata la tua infanzia?

“Bellissima. Ricordo che a 8 anni feci un discorso di ringraziamento ai miei genitori per come mi stavano crescendo, facendoli commuovere tantissimo. A 5/6 anni praticavo già la meditazione e mi sentivo connesso con la natura e con la Terra. Ho sempre avuto un’attrazione speciale nei confronti della vita e dell’evoluzione, come anche un grande spirito di condivisione e generosità nei confronti delle persone.”

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Come hai affrontato il momento di grande difficoltà che ti ha colpito in giovane età?

“Con il fallimento dell’azienda di mio papà, abbiamo vissuto un periodo molto duro e abbiamo perso tutto. Tutto meno che la forza d’animo. Ho deciso di prodigarmi per la mia famiglia e così per diverso tempo ho dormito in auto, ho vissuto con i centesimi e frugando nei cassonetti.

L’unica cosa che mi importava era salvare la mia famiglia. Per quanto sia stato duro, ho sempre mantenuto un forte senso di amore e di disciplina, volevo essere positivo nonostante le difficoltà.

Ricordo che, nonostante la povertà, cercavo di lasciare comunque un’elemosina ad un uomo che era sempre fuori dal supermercato. E quando uscii da questo periodo, tornai e gli lasciai 50 euro. Credo che sia importante, in un periodo di guerra come questo che stiamo vivendo, capire quanto sia fondamentale non scivolare nella negatività, ma sapersi ricostruire e tornare più forti di prima.”

Danilo Fanfano, cosa ne pensi dei giovani d’oggi?

“Penso che con l’avvento dei social i giovani siano bombardati di informazioni e che abbiano troppa scelta che finisce per bloccarli. C’è un continuo paragonarsi all’altro, spesso con ideali e stereotipi irragiungibili. Se non hai un’enorme determinazione, rischi di restare bloccato e di avere una grande paura del confronto.”

A quali progetti stai lavorando attualmente?

“Sto lavorando ad un progetto molto ambizioso, di cui posso ancora svelare poco. Si tratta di un sistema che vuole unire la tecnologia alla spiritualità, intesa come consapevolezza di se stessi e della responsabilità che abbiamo nei confronti del nostro pianeta.

Desidero gratificare tutte quelle persone che, consapevoli della fortuna che hanno a stare bene, mettono al servizio di se stessi e del mondo l’amore e il rispetto reciproco.

Il vivere in modo rispettoso dell’ambiente è un dovere civico e valorizzare le persone che ne prendono atto è fondamentale per far sì che sempre più persone si evolvano verso una consapevolezza superiore. Si tratta di un sistema altamente tecnologico di gratitudine nei confronti delle persone che vivono bene per se stesse e per l’ambiente.”

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